Il mito egiziano della resurrezione di Osiride da parte del figlio Horus e la fecondazione di Iside attraverso riti magici eseguiti sul cadavere del marito per rianimare il pene, sono leggende che riassumono la natura segreta dell’Ankh.
Probabilmente la migliore illustrazione del riconoscimento degli aspetti nascosti del sesso nel mondo antico può essere vista nella civiltà della Valle del Nilo e nel suo adattamento dell’Ankh o Crux Ansata come emblema religioso.
Questa croce Tau, sormontata da un ovale, simboleggiava la vita eterna e la resurrezione.
L’utilizzo dell’Ankh, simbolo di Potere
L’Ankh si trova nelle mani degli dei, sulle pareti delle tombe e sui coperchi dei sarcofagi e posto nelle mani avvizzite e avvolte del defunto.
Questo glifo veniva posizionato ovunque fosse implicito il desiderio di immortalità. Il mito egiziano della resurrezione di Osiride da parte del figlio Horus e la fecondazione di Iside attraverso riti magici eseguiti sul cadavere del marito per rianimare il pene, sono leggende che riassumono la natura segreta dell’Ankh.
Sebbene gli egittologi siano favorevoli all’opinione che l’Ankh fosse originariamente l’immagine grafica di un uomo o di un laccio di sandalo, alcune confraternite occidentali hanno sempre insegnato che si tratta di una vivida rappresentazione del fallo maschile (linea verticale) unito ai genitali femminili (vagina e utero) come rappresentato dalla linea orizzontale e dall’ovale.
l’Ankh era il simbolo dell’eternità perpetuata attraverso l’attività sessuale dell’umanità.
Come disegnavano l’Ankh i sacerdoti di Iside
Si suggerisce che i sacerdoti di Iside originariamente disegnassero l’Ankh in due parti, con la linea verticale separata dalla linea orizzontale e ovale. Successivamente si rese necessario nascondere il significato esoterico dell’Ankh e lo convertirono in un simbolo exoterico, rappresentando le due sezioni unite, nella forma ora nota agli archeologi occidentali.
Estratto da “Ecstasy through Tantra” scritto da Dr. Jonn Mumford (Sivami Anandakapila Saraswati)